In lontananza odori smarriti riempiono le mie narici
...ed ecco la memoria del presente restituire in frammenti le cose
- Prisma impazzito -
Le contemplo a distanze sconosciute
“Il pensiero iniziale è stato quello di far confluire spazio-fisico e spazio-storico. Il muro quindi con il suo spessore e le possibilità di essere inciso, scalfito, modellato, risulta il sito ideale, il “locus” per eccellenza dove le valenze di antico e nuovo si legano, dove poco oltre la superficie, “incubato”, è il simbolo. Nel luogo dell’epifania ho desiderato che i visitatori potessero avvertire un equilibrio con lo spazio naturale circostante: coloro che fruiranno di questo spazio sono in gran parte persone che lavorano la terra o che hanno con essa comunque un forte legame, e l’uomo della terra ha sempre vissuto con intensità il sacro e il mistero dell’origine. Ho voluto quindi raccontare una storia di radici, di pietre, di materie sedimentate nella memoria dei popoli e di questo in particolare in quell’ancestro che è proprio del nutrimento dell’arte fino al recupero di simbolismi connessi alla terra mater e alla pietra genetrix”.
Maria Pennacchia ha collocato la sua opera, composta di due pannelli in muratura dipinti con colori acrilici presso la Passeggiata di Sant’Antonio. I due pannelli sono collocati entro una piccola edicola ricavata su un muretto di pietre scavate. La parte inferiore sembra quasi ricostruire “con l’arte” un’altra parete di pietra, mentre nella porzione superiore appare come una verde linea d’orizzonte geometrizzata e stilizzata, come se l’artista avesse voluto trasformare in idea e segno il meraviglioso panorama godibile dalla passeggiata di Sant’Antonio. Il supporto murario, che con le scalfiture, le scoloriture, le crepe, racconta sempre una storia, diventa natura e fa tutt’uno con essa."
