"L'orologio solare" di Carlo De Meo

“Tagliate lungo la linea tratteggiata (OGGI NON POSSIEDO CHE UNA PENNA), seguite il perimetro dello spazio dato (MI PIACE PENSARE ALL’ORIZZONTE COME UNA LINEA RETTA), comprendetene la forma, l’area (L’OGGETTO D’ARTE NON OCCUPA UNO SPAZIO FISICO)."

Immagine principale

Descrizione

Piegate le linee indicate dalle frecce (OSSERVO SEMPRE IL RESIDUO DI CAFFÈ DEPOSITATO NELLA TAZZA), leggete i volumi e costringeteli, incollando tra di esse le parti predisposte (FUMARE RINFRESCA LE IDEE), in posizioni stabili non alternabili (L’UOMO BIANCO E NERO CHE CONTINUA A CAMMINARMI DAVANTI È UN CAMERIERE) e corrispondenti all’idea Prima. (L’IDEA DI RIPETERMI MI SEMBRA TERRIBILE. Marcel Duchamp, 1958). L’azione fisica ripercorre gli spazi segnati all’atto mentale (.......), ricostruisce lo spazio (NON VOTERÒ MAI PER FORZA ITALIA), ricompone la forma dandola per certa (PENSO AD ACCONCI COME AD UNO DEI MASSIMI ESPONENTI DELL’ARTE CONTEMPORANEA). L’oggetto trova la sua completezza attraverso un’azione guidata (BISOGNA PUR SALVARE LE BALENE) che va a confermare il già formato dell’azione creativa (L’INVISIBILE NON È NELLE MIE MANI). Una completezza che rende complici colui che taglia (LA SEDIA È UTILE PER SEDERSI) con colui che Segna
(AMO LA LUCE DEL SOLE RIFLESSA DALLA LUNA) attraverso uno scambio di responsabilità oggettive (TAGLIATE LUNGO LA LINEA TRATTEGGIATA). Tagliate pure (VIA DI PORTA) lungo la linea tratteggiata”.
Interessante e provocatoria la scultura in alluminio di Carlo De Meo, che si estende per circa 9 metri sulla facciata di una casa nei pressi dell’antica Porta localmente chiamata “i supporto”. Due lunghi tubi metallici sono uniti in alto da un triangolo: in alto e in basso all’estremità dei due tubi una sorta di goniometro segnato da tacche, che fanno assomigliare la scultura a un originale e smisurato orologio solare. Molto suggestiva e inattesa è la collocazione dell’opera, in un luogo dai molti contrasti di luce (vi si giunge alla fine di una porta-galleria buia), e molti dislivelli di altezza, che conferiscono alla scultura una grandezza minacciosa per lo spettatore, rinchiuso in un vicolo minuscolo.
Carlo De Meo si allinea a Duchamp: “L’idea di ripetermi mi sembra terribile” (1958) e trae da migliaia di possibilità di segni e forme combinabili, due strisce metalliche che sembrano nascere da terra (ciascuna ergendosi infatti da un tridente infisso) per inerpicarsi appiattite sul muro di una casa, andando poi attraverso un triangolo a formare due distinte braccia ciascuna terminante in una falce di luna coricata. L’ambiguità non ha posto in questo intervento: l’elemento metallico, infatti, mantiene la sua “differenza” rispetto al muro della casa, la sua diversità e la sua estraneità. non consentendo nessuna ipotesi “naturalistica” e costituendosi, invece, come emblema totemico che non solo distingue “quella” casa ma ne ribadisce l’antica concezione della appartenenza esclusiva, appunto “ad inferos, usque ad coelum”.

Modalità di accesso:

Accesso libero.

Indirizzo

Contatti

  • Email: segreteria@comune.morolo.fr.it

Pagina aggiornata il 12/03/2024