L’oggetto del trapezio in sé offrirebbe qualche variazione nel disegno, ma in generale si tratterebbe dello stesso pezzo. Una piccola variazione li renderebbe uguali e allo stesso tempo differenti: non si tratta di opere fatte in serie. L’OGGETTO IMPREVISTO. Il trapezio sospeso nell’aria fra le vie del paese, la sua consistenza di acciaio inossidabile brillante e levigato in contrapposizione con la pietra e il ferro e il legno delle case, mettendo in risalto l’opera di oggetto imprevisto. Imprevisto per il viandante, che, all’alzare lo sguardo, ne riceve uno stimolo di sorpresa e riflessione, un imprevisto nel suo percorso. Imprevisto per gli abitanti che avranno un elemento in più di dialogo. LO SPAZIO EVOCATO. La figura del trapezio che dondola nell’aria, evoca e dialoga nello spazio in modo “naturale”, l’aria e lo spazio entrano ed escono dal pezzo in maniera molto evidente. Il pieno e il vuoto, in questo caso il vuoto dà al pieno tutto il suo significato. D’altra parte questa ripetizione (che, come abbiamo detto prima, non tale, non si tratta di lavori fatti in serie), dell’opera a SANTA PAU e a MOROLO, stabilisce, credo, un rapporto fra i due luoghi, una complicità: due luoghi collegati da una linea levigata e brillante sospesa e oscillante nell’aria. In certo modo, ogni luogo evocherà l’altro, grazie a una propria complicità nello spazio, come ponti nell’aria che attraversano il nostro mare”.
Pep Camps ha reiterato a Morolo il trapezio sospeso nello spazio che aveva già ideato nel 1992 nella cittadina catalana di Santa Pau, gemellata con Cervaro e idealmente unita a Morolo per le vie dell’arte. L’oggetto metallico appeso tra due palazzi di Via Roma, luminoso e leggero, è disponibile per almeno un volo con la fantasia verso e nel paesaggio, all’andare e al venire, ma anche a far schizzare un volo oltre il paesaggio verso altri siti reali o immaginari.
